Gianni Grassi            Documentario "Intorno alle ultime cose"
 

... del bisogno tutto umano di entrare da vivi nella morte ...  

 
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di Francesca Catarci  

Il documentario Intorno alle ultime cose - trasmesso su Rai Tre il 12 giugno 2008 nell'ambito del programma Doc3 - presenta le testimonianze di un uomo e una donna, Gianni Grassi e Beatrice Taboga, che hanno scelto - non certo senza rabbia, dolore o disperazione, ma anche con dolcezza e serenità - di affrontare la morte come un'ultima, straordinaria e irripetibile occasione per vivere fino in fondo, e nel miglior modo possibile, quel che ancora resta da vivere. Si racconta come ci si prepara alle ultime cose, dalla cura dei piccoli dettagli materiali (in realtà potenti metafore del distacco), al dover fare i conti con tutto ciò che è rimasto in sospeso: affetti, rancori, illusioni, incontri mancati... E ancora gli ultimi pensieri, i bilanci, il bisogno di trasmettere gli insegnamenti, di passare le consegne alle generazioni successive.  

Si racconta di chi sceglie di tornare a morire in casa - come si faceva un tempo - accompagnati dagli amici e dai parenti, piuttosto che in ospedale, da soli, senza nessuna intimità con se stessi, senza la possibilità di vivere il mistero che accompagna il morire. Si racconta di chi resta, di chi ha scelto di non subire la solitudine e la vergogna che spesso accompagna il proprio dolore, di chi ha deciso con coraggio e consapevolezza di ribellarsi al divieto sociale di manifestare la propria sofferenza in pubblico, (il "tabù" di cui si parlava all'inizio riguarda infatti tanto la morte quanto il lutto). È folle, ma è così: si può piangere la perdita di una persona cara solo se nessuno ci vede o ci sente. Perché un dolore troppo visibile, in questo mondo di rimozione, non ispira pietà ma fastidio e imbarazzo. Si racconta, attraverso le testimonianze di chi ne sta facendo esperienza, del bisogno tutto umano di entrare da vivi nella morte: al di là della cornice laica o religiosa, con amore e dignità.  

L'idea di questo lavoro è nata mentre preparavo il mio precedente documentario, "Ritratti da piccoli". Ero in un asilo romano dove, alcuni mesi prima che iniziassi a girare, era morto un bimbo della scuola, a quattro anni, di notte, nel sonno. Invece di cercare di cancellare un evento così traumatico, magari perché "i bambini devono restare sereni", la maestra ha giustamente accolto ogni richiesta di spiegazione, consolazione, racconto che continuamente veniva fuori dai discorsi dei bambini. E sono rimasta molto colpita dal modo in cui parlavano della morte: erano molto seri, a volte impauriti e preoccupati, ma nello stesso tempo leggeri e vagamente surreali. Allora mi sono chiesta se, tra gli adulti che fanno esperienza del morire (ossia che sanno, che sono consapevoli di avere una malattia allo stadio terminale) ci fosse qualcuno che non avesse dimenticato quell'attitudine insieme grave e leggera. E credo di averli incontrati. È stato anche un viaggio in una cultura diversa della morte, legata al movimento degli Hospices e delle cure palliative. Chiude il documentario la testimonianza di Frank Ostaseski, fondatore, direttore e insegnante dello Zen Hospice di San Francisco, dove vengono accompagnati alla morte soprattutto persone senza casa e senza famiglia.  

Qui potete scaricare il testo della trascrizione integrale dell'intervista-testimonianza di Gianni
e leggere gli articoli pubblicati in occasione della messa in onda su Corriere della Sera, il manifesto e DNews.  

 


 
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