Gianni Grassi            Poesie
 
Roma, 11 giugno 2006
Poesia per un ospite dell'Hospice Antea  

Grazie Wit  

La vita, la tua di certo, è corta.
Ma tu sai corteggiarla
perché ti renda amore
prima che passi il tempo
e ti arrenda alla morte.
Ma non al dolore:
a quello ci pensa il dottore.
 


 
15 giugno 2006
A Silvia (mia moglie)
 

È l'alba.
Dal cortile dell'Hospice il canto di un uccello.
Sempre quello.
Ogni mattina mi richiama alla vita.
Quella vita che non voglio lasciare.  

Tra poco la stanza splenderà
del tuo sguardo solare.
E poi verranno i figli, i parenti, gli amici..
È bello saperlo, ma non trattengo il pianto
e mi compiango.  

È duro mostrarsi sereno tutto il giorno:
forse non rivedrò, da Ponza, Palmarola;
l'Altipiano delle Rocche e i Rocchigiani..
Non vedrò i fiordi dal postale norvegese,
né dal cargo le torri di New York..  

Non ho registrato le fiabe per le bimbe,
né le storie raccolte all'ospedale;
non ho finito di leggere Terzani
né di scrivere sul lutto al Gruppo Eventi..
Quante cose non fatte, quante ne restano da fare.  

Roba da disperare.
Uscirò dallo scrigno ovattato dell'Hospice?
A farcela senza affetti e competenze,
senza tecniche e virtù
etiche, estetiche ed erotiche?  

Non lo so, ma speranze ne ho.
In te soprattutto.
Che non vuoi lasciarmi solo sette giorni..
Tu, proprio tu, che per strada m'hai lasciato
o a villa Ada, nella vita di prima.  

Non vuoi lasciarmi solo a questionar con loro
senza il filtro del tuo paziente amore?
Grazie, ma mi fa incazzare:
io vorrei andare al mare a Palinuro,
magari in carrozzella.  

Anche al mio funerale.
Per godermelo in pace
insieme a te.
 


 
24 giugno 2006
A Silvia

Sai tutto sull’Ascolto
ma non sai ascoltare.
Sai tutto sul Silenzio
ma non sai tacere.
Sai tutto sui Morenti
non sul mio morire.
Sai tutto?
Vieni ad accompagnare
il tuo compagno.


   
24 giugno 2006
A Pietro (mio figlio)

Ciccio mi chiami,
come segno d’affetto
per un padre pizzuto
che non ha chiesto aiuto
e non cede ai lamenti.

Ciccio, mentre ti chini
ad alleviarmi
ogni fastidio,
a svuotarmi l’urina
(mi puliresti il culo).

Ciccio sarai tu,
chiamami Gianni,
quello che ingrato
vi scaccia
esasperato.

Volevo che tornassi
ma solo per portarmi
un messaggio per te:
si resta soli, Ciccio,
si resta soli alla fine.

Avevi faticato
sulla linea e sul sito
a farmi figurare coi curanti,
ma Ciccio non vuole comparire,
ancora resiste alla tv,
vuole comunicare.

La sete di verità specchiare
nel lago dei tuoi occhi.
So che lo faccio male.
Ma tu puoi preservare
la fragile memoria
(in casa già ignorata
forse ora minacciata).

Se ricordi che tu,
come tuo padre,
aneli indipendenza,
non fare il mio bene.
Fai quello che ti dico.


 
26 giugno 2006
A Silvia

Temi le rughe
della decadenza
e le ferite
della sofferenza.
Fuggi la mia morte
e la tua.
Ma stanotte
ti ho sognata:
volevo fare l’amore
con te.


   
26 giugno 2006
A Lorenzo (mio figlio)

Intrepido aquilotto
sulle nevi,
falco solitario
in parete,
guida amorevole
in grotta.

Trepido pigotto [*]
in casa tua,
con la moglie bambina
e con le bimbe
che a Palinuro
imparano a nuotare.

Puro, adamantino lo sguardo.
Vigile e repentino l’ascolto.
Tocco sicuro in roccia e in canoa.
Solo profumi di natura.
Come me.

Ma non sei qui.
Farai in tempo a tornare?
No, non anticipare.
Lasciami una scusa per durare.


[*] Bambolotto protettivo

   
26 giugno 2006
A Maria Grazia

M’hai chiesto un cenno a parte
uno solo per te,
non la moglie di Pietro,
non la madre di Giorgia.
Perché? Ancora ti senti
Inadeguata? A chi?
Magari ce ne fossero
di donne come te.
Tu curerai l’immagine
del mio corpo esangue.
Vestirai l’anima mia.
Tu sarai Maria Maddalena.


   
26 giugno 2006
Alla madre

Vieni, andiamo, è ora di lasciare
se al Gran Paradiso vuoi arrivare.
Io mi fermo alla soglia,
voglio un’esequia spoglia
ma un gran bel funerale.
Perdonami di averti ingannata,
ignorata, forse disprezzata,
di averti sentita inadeguata
al Cervino paterno, al monte Bianco.
Vuoi venire con me, urne appaiate,
nel gran tour del ritorno bercetese?
Alla Rocca, alle Ariette al Marzatore
e finalmente a casa al cimitero
sotto il Sardello, senza più fardello?


   
26 giugno 2006
A Lucio Di Bartolomeo

Sei l’ultimo della fila
Amico mio tenace
Mastino abruzzese
Che vigila sul gruppo
E lo difende
Amico mio verace


   
26 giugno 2006
A don Gigi Peruggia (assistente spirituale)

Ti ho pensato
Sei venuto
Medicina predittiva?
O una persona viva?


   
28 giugno 2006
Dopo una giornata serena

“Chi muore tace,
chi vive si da pace”
l’interpreto così:
la pace eterna
sinonimo di morte,
la pace terrena
sintomo di vita,
la vita, appunto, in pace.
Quella che mi piace.


   
Variazioni da Janna Carioli “Un nido di filastrocche”

28 giugno 2006
A Liberato (Rocca di Mezzo)

Fammi ciao con le manone
Manda un bacio col magone
Dai, non piagne, Liberà
Con le tate resto qua.


   
28 giugno 2006
A Monia e Leonardo (Hospice)

Mi sporco le mani:
spiaccico, sfrego, stringo,
tutto di sabbia mi tingo.
Spappolo, sporco, spingo,
che bello giocare col fango.


   
28 giugno 2006
A Claudio Pellegrini (Hospice)

Giannino ammaccato?
Ci vuole un gelato.
Guaisce Giannino?
Ci vuole un bacino.


   
Variazioni da Attilio Bertolucci “Poesie scelte”

28 giugno 2006
A Silvia

Passato

Riomaggiore, Cinque Terre,
un cameriere furbo e liso
senza parlare, con un sorriso
aprì per noi una porticina.
La stanza vuota e assolata dava
sul canale gorgogliante di voci
ignorate dalla fila di barche
allineate, silenziose, uguali.
Un vino d’oro splendeva nei bicchieri
che ci inebriò, nettare degli dei.
L’amore nei tuoi occhi chiari,
fuoco in una radura, s’incendiò.

Presente

Se ti allontani con un’amica
io sto sdraiato nel letto, tu
rimpicciolisci
sparisci.
Un campanello suona in distanza
una giga sorda o è la danza
funebre
per la morte di un poeta?
E’ stato un cane nero
sotto neri lecci
ad azzannarlo.
Io sto in riposo rotto
nelle membra amorose annuvolato,
nel cervello
perso.
Oh, torna.

Futuro

Coglierò per te
l’ultima rosa del giardino,
la rosa bianca che fiorisce
nelle prime nebbie.
Le avide api l’hanno visitata
sino a ieri,
ma è ancora così dolce
che fa tremare.
E’ un ritratto di te a settant’anni,
un po’ smemorata, come tu sarai allora..


   
28 giugno 2006
Fine stagione

Come se fossi morto mi ricordo
la nostra primavera, la sua luce
esultante che dura tutto un giorno,
la meraviglia di un giorno che passa.
Il mio dolore è quieto
sta con me, non va via,
mi fa compagnia.
Vive nell’ultima stagione
dell’anno e della vita…
Giorno che te ne vai
e nulla sai di me, della violetta
che tanto amo
e del ramo
nudo del castagno..
Giorno non andar via.
Altri giorni verranno e tornerà
nel turno delle stagioni un tempo
simile a quello che ci fa sentire
il primo freddo, il soave morire
dell’anno, come un uccellino
si ripara nella siepe arruffata...
Pesano gli anni sulle spalle che ami...



 
 
28 giugno 2006
A Rodolfo (mio padre, 12.5.1912 - 3.1.1956)

L’attesa

Improvvisamente
mi ricordai di te
come se fossi morto.
La sabbia ti scendeva sulla bocca
sugli occhi.
Non si udiva più nulla.
Sabbia e sabbia che il vento muove..
Ma non si muove il cane.




 
 
28 giugno 2006
A mia madre, che ha nome Maria

Tu, l’origine di ogni nevrosi e ansia che mi tortura
E di questo ti ringrazio
Per l’età passata, presente e futura.






   
28 giugno 2006
All'Hospice (da Catullo, carme 68)

Illa domus
Qui è la mia casa
Illa mihi sedes
Questa è la mia dimora
Illic mea carpitur aetas
Qui la mia vita continua
e si consuma.


   
29 giugno 2006
Test

La persona che rimpiango di più
è mio padre, Rodolfo,
grande invalido cieco di guerra.
Ora soltanto ho forse elaborato
la sua repentina scomparsa anticipata.

La persona vivente e "perdente"
alla quale credo somigliare di più
è Annamaria detta "la Grande",
prima cugina di mia madre,
annidata a Berceto, comune paese natio.

Le persone alle quali più devo,
come riconoscenza e
insieme in/sofferenza,
sono mia madre Maria, detta Mariolina,
e Silvia, la moglie, cioé la mia compagna.

Le persone di cui mi fido sempre più
sono i figli Pietro e Lorenzo,
e mio fratello Giorgio:
ognuno fa ricerca nel suo campo.

Ma più di tutte amo le nipoti
Giorgia, Michela e Irene,
veri "frammenti di eternità"
della cui esistenza sono grato
immensamente alle nuore Marie,
Grazia Trinchero e Luisa Battiato
(cui pure resto ancora inadeguato).


   
29 giugno 2006
Variazioni Sandro Penna (suonate da Pino Lena e titolate da me)

I) Senza parole.

"Tenerezza, tenerezza è detta,
se tenerezza cose nuove dètta"


II) Farò in tempo anch'io?

"Felice chi è diverso
essendo egli diverso,
ma guai a chi è diverso
essendo egli comune"


III) Ma io ci riuscirò?

"Mutare il verde prato
in un gioco proibito,
mi ci sono provato,
non ci sono riuscito".



   
29 giugno 2006
Ode a Olga (compleanno ucraino)

Giovin cara signora,
che la madre cura
nella sua magione
ogni giorno finora,
con un ciambellone
di ottima cottura...

Cara bionda signora,
che un figlio cura
dove s’è ricoverato
immobile finora,
con un bel gelato
che poche ora dura...

Tre i figli che c’erano
sulla linea gotica:
i crucchi sparavano
a una vecchia zotica,
Berceto non è insorto,
ma il piccolo è morto… [*]

Due sono ora i nipoti
e ben tre le bisnipoti:
è lei per caso o scelta
la femmina nipote
brava affettuosa svelta
che ci mancava in dote?


[*] Il fratellino Maurizio, dicembre 1944

   
4 luglio 2006
Ad Arturo Stalteri (il 3° anello)

Tu sei la voce garbata
che al mattino presto m'introduce
in una musicale camminata
e in scelte di ascolto mi conduce
per l'intera giornata.
Una persona grata.


   
5 luglio 2006
A Manuela Foladore (dopo la prima cena)

Con te è arrivato il vino
brunello di montalcino
il rosso di arcidosso
vino impastato d'amore.

Solo quello ho bevuto
e degustato di cuore
poi mi sono commosso
con gli amici ho goduto.

Ben due reti ho intuito
e un affetto infinito
la famiglia ha funzionato
a chi devo essere grato?


   
6 luglio 2006
A Silvia partente

Sei tu questa volta a cedere
dolente,
sei tu questa volta a credere
nolente
al consiglio della terapista
efficiente.
Sparirai dalla mia vista
esigente
per una settimana marina
consolante
con l'una e l'altra nipotina
sorridente.
Ma non dal mio povero cuore
esitante,
non dal mio bestiale amore
silente.


   
6 luglio 2006
Ricordo di Charo

Sono stato più volte a Manarola
ogni volta a cercare al cimitero
il dolce tuo sorriso e fiero
della fulgida origine spagnola..

il tuo sorriso stanco
nel traffico di Roma rumoroso,
il tuo sorriso franco
sull'alto sentiero silenzioso,
il sorriso ospitale
a Renzo sfuggito all'Arsenale..

Grazie d'averlo amato tanto,
mi mancano Charo altrettanto
i sorrisi che non ho sorriso,
gli occhi che non ho guardato,
le parole che non ho ascoltato,
prima di rivederlo in viso.


   
8 luglio 2006
Hospice campione d’Italia

Un tre alberi di pini romani
veleggia nel cortile silenzioso
cullandomi i ricordi a villa Ada..

ascolto l’andante e mi riposo
il vento muove i verdi aghi lontani
ma la garrula bandiera non ci bada..

si gira, rigira, grida in tondo
Italia, Italia, campione del mondo!



   
8 luglio 2006
Nuove variazioni da Sandro Penna (suonate da Pino Lena e titolate da me)

A Silvia lontana

Mi adagio nel mattino,
in cuffia le musiche riposte,
coro, flauto, violino..

Sento nascere in me scomposte
aurore. Io non so più
se muoio oppure nasco,
se c’è quella grazia fulminante
o il soffio di qualcosa che verrà..

Amo ogni cosa nel mondo
e non ho che il mio bianco taccuino
sotto il sole
(caduto è il computer meschino
tra un lampo e un tuono furibondo)..

E’ bello lavorare
nel buio della stanza
con la testa in vacanza
lungo un azzurro mare..

Paese del sole o di persone sole?

Ascolto le tue parole
ma vedovo mi sento
in dolce compagnia
di luminosa ingenua bugia,
ascolto e non mi pento..

Morire vorrei addormentato
entro il dolce rumore della vita,
sedere a un tavolo ignoto
dormire in un letto non mio,
sentire la piazza già vuota
gonfiarsi in un tenero addio..

Le stelle guardarmi se a tratti
socchiudono gli occhi di gatti..

L’aria serena torna
e resta mia
questa non più serena
malinconia.



   
8 luglio 2006

Per Alessandra Di Cerbo, mamma

Maia, lieto dono della natura.
Un fiore chiama l'altro...


Per Emanuele Di Cerbo, nonno

Oh non ti dare arie
di superiorità.
Solo uno sguardo io vidi
degno di questa. Era
un bambino annoiato in una festa.





   
9 luglio 2006


Variazione unica da Vivian Lamarque

A Grazia (magnum cum gratia)

Anche Giorgia è partita.
E il nonno che fa?
Bello pulito e accudito,
con amorosa grazia coccolato,
vola in un pianto: di libertà?

Anche Giorgia è arrivata.
E il nonno è tornato?
Bello pulito e vestito,
con amorosa grazia massaggiato,
adesso 'ndo stà?
dark_coconut_soundato
in un dolce magnum gelato...

Anche Grazia è accasata,
al suo Pietro abbracciata...
la loro vacanza è appena cominciata:
sarà così, sarà così lasciare la vita?



   
9 luglio 2006


Da Grazia

Una giornata con nonno G.


Bello è sentirsi un magnum squagliato...
contenta per un panno cambiato...
felice per un massaggio spalmato.
Per una sigaretta mi hai beccato...
unico suocero che la vita m'ha dato!




   
10 luglio 2006


Campioni del mondo

Prima della partita

Riposa, ciccio, riposa che lo sai
stanotte molto tardi dormirai...
Dormo, mi sveglio, levo un occhio in alto:
la bandiera non c'è!? che soprassalto!
un funesto presagio? un mancamento?
No, ciccio, son tutti al centrale appuntamento

La partita

Berbero algerino, signore Zidane
perchè questo gesto da barbaro infame?
Se basta un palo, quasi solo un palo,
a liberare tutti nos a malo?

Dopo la partita

Non seguo il chiasso ma ascolto le parole:
oltre a giocare sanno anche ragionare?
Tutti in festa, da Napoli a Milano
fino alla Grande Mela: ma ciascuno che vuole?
Non basta vederli strepitare, sentirli colloquiare...
anche a Gaza seguiamo la partita mano a mano,
anche in Palestina vivere vogliamo,
(anche se tu Tzahal fai quello che vuoi)
ridere, stare con gli amici, non ti odiamo.
Beato il paese cui non servono eroi.


   
15 luglio 2006


Poesia sde(se)renata

Notte bianca: agitata? smascherata? Bastiglia liberata?

Perdono chiedo per come ti ho trattata
tu bianca pollastra arruffata
che quasi all'alba t'eri alzata
per portarmi cappuccio e marmellata,
farmi pulire i denti, la barba tagliata,
le tempere adatte a una bella pensata,
i giornali, una serena chiacchierata
e i girasoli, viva tavolozza colorata...

E poi? e poi? gli occhiali, dannata
faccenda, quelli nuovi, una scivolata
del figlio con la schiena addolorata
per aver la mia da solo sollevata.

Chiedo perdono per la sua chiamata
da me stupidamente rifiutata,
l'ho colpito nella cosa più cercata
bene e in fretta per darmi una calmata.

Chiedo perdono per aver allargata
la mia sciocca impazienza a Grazia amata
e averla indotta a darti una stoccata
per favorire i miei desiderata
ridotti banalmente a magnum cioccolata.

Mi perdonate insomma, famiglia strapazzata,
di sottoporvi alla sfibrante altalenata
di richieste, gratitudine e sfuriata?
Io vi perdono ogni lieve cazzata...
e vi segnalo la mia, grave, attenuata
dall'angoscia del mondo, della guerra dilatata
insieme a quella del tempo, la vita accorciata
che in pace vorrei godere e rassegnata...

La pietà di Prometeo è sempre più spietata:
la vita è agonica, in parte disgraziata.
"La gente cambia e sorride: ma la sofferenza resta" (*), mascherata.


(*) "People change, and smile: but the agony abides"
T.S. Eliot, Quattro quartetti da Salvatore Natoli
"L'esperienza del dolore".


   
15 luglio 2006


Da Pietro

A Ciccio:


"...in navigable weather it is always a seamark
To lay a course by: but in the sombre season
Or the sudden fury, is what it always was".

"...se il giorno è buono è sempre un segnale
per guidare la rotta: ma nella stagione cupa,
o nella furia improvvisa, è ciò che sempre fu".


T.S. Eliot, "The dry salvages", II tempo


Parole tante


Ti penso e sorrido piano,
ho i tuoi occhi davanti,
i desideri li anticipiamo
coraggiosi e costanti.

Coerenza oltre ogni mediazione,
rabbia per l'imposta situazione,
ma le parole corrono libere
c'è un mondo da condividere.

Per me sei un grande esempio,
padre, politico e "beato porco",
non permetterti questo scempio
hai lanciato dal tuo arco
mille frecce di felicità e bene
non dimenticarlo, l'ho nelle vene.

Le persone che amo e che stimo
parlano di te come eccezione
di rara sensibilità, il primo
che sappia ragionare a ragione.

La tua è una storia importante,
una vita piena, bella e profonda,
viviamola assieme, parole tante,
cavalcando ogni piccola grande onda,
surfando la Rete con i nostri tasti
o discutendo dopo i lauti pasti.

Che siano secondi o anni non mi importa,
voglio spremerli come un limone profumato,
nutrendoci di idee e parole di ogni sorta
con il tuo sguardo azzurro e illuminato
giocoso, felice, interessato e commosso
per il bel rapporto e il cuore smosso...

Se la vita è una ruota che pista
diventerò ciclista
se la vita è un magnum gelato
diventerò cioccolato
se la vita è un messaggio che coccola
diventerò una chiocciola (@)
se la vita è saperti felice
allora già lo sono.

------------------------

"Or dammi, padre mio, dammi ch'io giunga
la mia con la tua destra, e grazia fammi
che di vederti e di parlarti io goda".


Virgilio, Eneide, Libro VI.


   
20 luglio 2006


Da Rodolfo, mio padre (allievo ufficiale d’artiglieria, 21enne)

L'alba è speranza

L’aria è fresca, l’alba illumina di una triste luce
il lividore del cielo, grigio di nubi.
Nella luce incerta e livida dell’alba umida
si muovono, ombre indistinte, gli allievi.

L’alba ha qualcosa che parla all’anima,
è l’origine e le cose all’origine danno
quel senso di trepidazione, d’ansia, d’attesa
naturale quando il tutto di vita relativo
dovrà essere ancora vissuto
ed è appena all’inizio.

L’alba è speranza, dà speranza
come il tramonto darà l’esperienza
del giorno trascorso.

Pola, 24 aprile 1934



   
22 luglio 2006


A Giorgia, grandson

Spasmodica attesa (ore 22)

Loro non vedono l'ora
ma tu non torni ancora:
prima in bus da Taunton di bonora
ecco i sassi Stonehenge con la bora
poi l'aereo da Heathrow che sfora...

di messaggini una calda tempesta
arriva sincopata un botto:
i loro cuori finalmente a festa..
ma nonno gianni pare un po' cotto:
sarà l'ipnosi? a tutti chiede venia,
chiude gli occhi e canta una nenia:
"oh cara nipote primigenia...".



   
23 luglio 2006


A Tilde e Sergio, consuoceri

Cauti, rispettosi, imbarazzati…
ma di buon vino sempre ben dotati

teneri, premurosi, un po’ imbranati..
ma fin di ciambellone accessoriati

Un capo clan? 50 anni passati?
Due bimbi siete, forse appena nati

Per me due amici sinceri
e molto amati.

Sia lode dunque a Tilde Moretti
eroina della resistenza solitaria
madrenonna dei punti perfetti
al Capri di Fregene centenaria.

Sia lode dunque a Sergio Trinchero
"qui tutto andava bene finché c'ero":
bono, ci sei, ne beneficio anch'io
e dunque ognuno ringrazi il suo dio.


   
4 agosto 2006

A Silvia.

Separarsi? Ho detto "separare"?
(che sciocchezza, neanche da pensare..)
e poi, anche volendo, come fare?

No, cara Silvia, non lo voglio davvero
(qui lo ripeto nel modo più sincero)
vuoi sapere invece in cosa spero?

Di averti vicina sino alla mia morte
(nella bella sì, nella cattiva sorte)
nelle giornate lunghe e nelle corte..

Io, cara mia, "separare" forse voglio
(non superare la soglia né rivolgermi al soglio)
pochi euri per me dal tuo portafoglio:

l'indennità di "assistenza e d'accompagnamento"
(esente dalle tasse e da ogni rodimento)
che neanche diventa ereditario emolumento.

Ma perché? Ancora non mi fido di te?
(visto che sarà Pietro a occuparsi di me
come "sostituto fiduciario" nei confronti del re:

il medico onnipotente, interno / esterno
che, comunque si chiami, si muova o stia fermo,
a qualcuno richiama qui l'Eterno?).

Di te, tosta compagna, ancor mi fido,
a te le residue speranze tutte affido,
solo per te ancora non mi uccido.


   
9 settembre 2006

Ballata del fannullone.

E’ tempo ormai, troppo tempo è passato
senza un verso, o giusto o sbagliato.
Ma il compleanno può essere ignorato?


Lo so, figlio, lo so, non l’ho dimenticato
che il regalo più bello, più apprezzato,
sarebbe che vivessi, ancora amato.
Piacerebbe anche a me, non l’ho negato.

Lasciarti non vorrei, figlio stimato,
che fratello sei pure diventato...

Ti ho sognato, figlio, ti ho sognato
che arrivavi da fuori preoccupato:
non lo sguardo di sempre, trafelato,
un sorriso diverso, raggelato...
Stravolto, al mio letto avvicinato,
poi sul letto, con furia, avventato...

Mi risveglia un sobbalzo angosciato,
scoppia subito un pianto disperato,
irresistibile, stupido, insensato...
anche il sonno di Silvia ha spezzato...

Ma chiedo ora, dopo aver riposato,
e pensato, pensato, ripensato...
ma quale mai sarà il significato
d’averti da vivo immaginato?
Starmi vicino ancor non è bastato?

O è un presagio, un avviso allucinato?
Maledetta la morte. Maledetto il fato.
Ma quella paura che ho sognato
di chi parla, chi si sente minacciato?

Cede il mio corpo, giglio maculato,
e precede lo spirito incazzato,
che i sintomi raccoglie con un fiato
da radio, giornali, da un comunicato:

“il Fondo ammonisce, ci ammazza;
si salvi chi può, Tremonti impazza;
insiste Panebianco: nella guerra
i princìpi si piegano alla guerra;
è un vizio: inciucia Petruccioli;
Rutelli: meno ferie più cannoli;
bei soldati che sbarcano
bei sorrisi che sbancano..”

Cede il corpo, lo spirito precede,
ma che cosa succede?
Troppi giovani mancano
per i colpi che sfiancano:
Uri Grossmann da quelli musulmani,
dall’aneurisma Celeste Sebastiani..
ciascuno all’età tua era arrivato..
A Rodolfo un infarto era bastato..

Sono in vacanza all'Ade, all’al di là?
“Edema: trombi, immobilità..
del catetere strange mobilità..
antibiotico: grande densità..
colore, brutto odore, varietà..
vaschette urinarie da svuotà..
gancio 297 da aggiustà..”

Più cure, più attenzioni,
quante più preoccupazioni?
Sintomi umani, solo corporali?
Sintomi umani, pure spirituali?

Al pensier di Lorenzo soffro meno
(farfalla imbozzolata nel suo fieno
a preservare bimbe a ogni costo:
coi pomodori, la ricotta, il mosto)

(senza rima perchè è troppo cattiva)
Orfeo (il mio mito preferito)
per Pavese cerca solo se stesso:
al ritorno apposta s’è girato...
per lasciare Euridice a Piediluco.
Lo so, figlio, lo so
che il regalo più bello
sarebbe che vivessi.
Piacerebbe anche a me.



21 settembre 2006

Odio

Odio mia moglie e mio fratello.
Odio il loro egoismo bello bello.
Come odio la volgare ipocrisia.
Entrambi non si fidano di me.
Entrambi non si fidano di sè.
Ma vanno d’accordo, e così sia.
Aspettano entrambi la morte.
Di chi? Di mia madre? La mia?
Ma dirlo non sanno chiaro e forte.

Espressioni pesanti? Esasperate?
Disperate? Infondate?
Inquinate dal mal della salute?
No, l’odio mio è fondato.
Come qualsiasi mi sia capitato.
Anche l’odio è un condimento.
Come il male dell’herpes sulla cute.
Anche l’odio è un lenimento..
di merda.


 

 
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Foto Silvia
















































Pietro
























































































Foto di Grazia



Foto Mariolina





























































































































































Foto di Rodolfo


Foto Mariolina e Gianni







































































































































































Foto di Charo



























































































































































































































































































Foto di Rodolfo



































Foto di Sergio e Tilde